LAVORI PUBBLICI – White list e Comunicazioni Antimafia – Quando il diniego del Prefetto è viziato

LAVORI PUBBLICI – White list e Comunicazioni Antimafia – Quando il diniego del Prefetto è viziato

Con la Sentenza 2286/2019 il Consiglio di Stato entra nel merito del potere discrezionale del Prefetto nell’erogazione dell’interdittiva antimafia e dei limiti posti a tutela della costituzionalità della misura di prevenzione. 

Nella valutazione delle «risultanze atipiche» che il prefetto indica nelle sue informative, l’unico confine da non superare è il fatto inesistente o il falso indizio: «solo di fronte ad un fatto inesistente od obiettivamente non sintomatico il campo valutativo del potere prefettizio, in questa materia, deve arrestarsi». Per il resto «la funzione di “frontiera avanzata” svolta dall’informazione antimafia nel continuo confronto tra Stato e anti-Stato impone, a servizio delle Prefetture, un uso di strumenti, accertamenti, collegamenti, risultanze, necessariamente anche atipici come atipica, del resto, è la capacità, da parte delle mafie, di perseguire i propri fini».

Di fronte ad un ricorso al Tribunale Amministrativo, quali sono gli elementi che deve guardare il giudice contro un interdittiva emessa dal prefetto: – sul piano sostanziale i giudici ricordano che «è possibile ragionevolmente prevedere l’applicazione della misura interdittiva in presenza delle due forme di contiguità, compiacente o soggiacente, dell’impresa ad influenze mafiose:
– quando un operatore economico si lasci condizionare dalla minaccia mafiosa e si lasci imporre le condizioni (e/o le persone, le imprese e/o le logiche) da questa volute 
– per altro verso, decida di scendere consapevolmente a patti con la mafia nella prospettiva di un qualsivoglia vantaggio per la propria attività».  

Sul piano invece della tassatività processuale, deve scendere nel merito delle notizie, da cui deve emergere (secondo la regola del “più probabile che non”) la «gravità del quadro indiziario, posto a base della valutazione prefettizia in ordine al pericolo di infiltrazione mafiosa».